Usa queste tecniche e scopri come ottimizzare le performance del tuo sito
Stai per leggere il nostro approfondimento sui popup e sappi che ne vedrai di ogni genere. Sarà un articolo diverso dal solito: in questa pagina ti inonderemo di popup per spiegarti e farti vedere a cosa servono.
Noi ci siamo divertiti a farli e confidiamo tu ti possa divertire a interagirci.
Alcuni saranno come dei piccoli easter egg: li vedrai solo al verificarsi di certe condizioni, ma ti daremo qualche suggerimento strada facendo.
Pronti? Partenza… via!
3…2…1… dovrebbe comparirti (o essere già comparso) allo scroll un popup di saluto!
Abbiamo visto cosa sia tecnicamente un popup e i suoi principali obiettivi: generare interesse, catturare attenzione e/o invitare ad un’azione. Compagno ideale, quindi, delle strategie di Lead generation o di promozione sugli Ecommerce.
Adesso andiamo più a fondo su diverse questioni:
- Perché un popup può essere utile?
- Quando un popup è utile?
- Come strutturare popup efficaci e che trigger usare?
- Perché è bene non abusarne?
- Quali tool usare?
Man mano che approfondiremo gli argomenti ti mostreremo degli esempi reali: i contenuti che troverai dentro ai popup non saranno “finti”, ma attività che abbiamo realmente in essere e, se ti interessano, interagisci pure, avrai modo di conoscerci maggiormente 😉.
Indice dei contenuti
Perché i popup sono alleati del web marketing
Sebbene i popup non siano gli elementi maggiormente amati dai SEO specialist (dopo ti spiegheremo perché), sono strumenti fondamentali da utilizzare nelle strategie di web marketing.
Il motivo risiede nel fatto che, a differenza di qualunque altro elemento statico, puoi gestirli e farli comparire quando vuoi tu, ossia quando ti sono utili ad ottenere l’obiettivo che ti sei prefissato.
Pensiamo ad un ecommerce: l’obiettivo principale e più generico in assoluto è quello di vendere.
L’attenzione del tuo visitatore, mentre naviga il tuo shop, è focalizzata su diversi elementi: il menù, i filtri, i prodotti, le informazioni ecc.
Con un popup che gli mostra (o ricorda) una promo attiva, catturi la sua attenzione e – se il popup è stato studiato in maniera tale che compaia secondo determinate condizioni (che vedremo approfonditamente dopo) – aumenti le probabilità che il tuo utente usufruisca di quella promozione, ottenendo una conversione in più.
Per non parlare solo di ecommerce, proviamo adesso a pensare ad un sito web vetrina, il cui obiettivo è quello di far conoscere la tua realtà aziendale ma, soprattutto, far sì che gli utenti ti lascino i loro contatti (lead generation). Un popup può essere una buona leva per ricordare all’utente come entrare in contatto con te e sentirsi più invogliato a lasciarti la sua email, il suo telefono o a compilarti un vero e proprio form.
L’obiettivo è quello di trasformare in lead una percentuale del traffico che stai avendo sul tuo sito e che magari hai pagato con le ads affinché arrivasse.
Attenzione: non stiamo dicendo che magicamente ogni popup visualizzato porti ad una conversione, magari!
Come tantissimi altri elementi presenti in un ecommerce o sito vetrina, il popup è uno dei tanti che, strutturato con strategia, permette di ottimizzare/aumentare il CR (Conversion Rate).
Un buon popup ha un tasso di conversione medio del 3-5% (anche superiore alle volte): se ad esempio sei riuscit* anche solo a convincere ad iscriversi alla newsletter un 3% degli utenti che hanno visitato il tuo sito, supponiamo 3000 utenti in un giorno, vuol dire che 90 utenti riceveranno poi il flusso di Email Marketing che hai studiato e potrai re-ingaggiarli, affezionarli al brand o portarli ad un acquisto.
Questa è la chiave: i popup sono degli ottimi alleati del web marketing perché ottimizzano direttamente le conversioni oppure catturano leads per permettere di fare ulteriore attività promozionale successivamente.
Fondamentale però è l’utilizzo strategico e ponderato dei popup:
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- nelle pagine in cui ha senso che ci siano e differenti per tipologia di pagina, in modo da avere diversi touchpoints;
- sugli utenti di un determinato tipo rispetto ad un altro (es: su un utente ricorrente rispetto ad uno in prima visita, oppure su un utente che naviga da mobile rispetto ad uno che naviga da desktop);
- dopo un certo livello di engagement dell’utente stesso con la pagina (esempio dopo X secondi, dopo una % Y di scroll, se clicca un determinato bottone, dopo tot secondi di inattività oppure se ta cercando di uscire dalla pagina);
- inserendo un contenuto di valore e che comunichi al tuo utente dei potenziali vantaggi o benefici che può ottenere se compie l’azione che gli suggerisci nel tuo annuncio.
Il popup, infatti, comparirà in pagina interrompendo la normale navigazione dell’utente, quindi, potenzialmente, essendo un “fastidio”.
È quindi bene che quel fastidio abbia un contraltare sensato: mostrerai pertanto all’utente qualcosa che potrebbe essere nascosto in altre parti del sito e che potrebbe non arrivare a vedere, perdendosi un vantaggio o un’informazione preziosa.
Quando fare uso dei pop-up
La risposta più semplice è: quando ha senso.
Non convincerti che ti ci voglia un popup per ogni informazione o chiamata all’azione che vuoi lanciare. Il tuo sito web deve far sentire a proprio agio il tuo utente, non scordarlo mai.
Se sei troppo aggressivo con i popup, il tuo utente potrebbe sentirsi infastidito eccessivamente e andarsene. Devi trovare il giusto equilibrio. Ed ecco che anche i pop up hanno bisogno di una strategia alle loro spalle.
Di seguito ti riportiamo alcuni esempi di popup e trigger (ossia attivatori: condizioni che si devono verificare affinché il tuo popup sia visibile)
Ecommerce
- Quando un utente sta navigando una categoria, puoi sfruttare un popup per ricordargli che su quella categoria di prodotti c’è una promo attiva.
- Quando un utente ha visto una determinata scheda prodotto per più di 1 volta senza acquistare, puoi provare a mostrargli, in quella scheda prodotto, un popup per offrirgli uno sconto take it or leave it.
- Il classico popup di iscrizione alla Newsletter a fronte dell’ottenimento di uno sconto. Questo è forse uno di quei pochi casi di popup che va bene mostrare praticamente ovunque nel sito tranne in checkout (se l’utente è già pronto a cliccare sul bottone acquista, il mostrargli un popup con uno sconto rischia solo di farlo uscire dal sito).
- In carrello puoi mostrare un popup che ricordi che per ottenere le spese di spedizione gratuite mancano ancora tot € da spendere.
- Quando l’utente sta abbandonando lo shop e ha dei prodotti in carrello, puoi mostrare un popup offrendogli uno sconto in carrello.
- Puoi mostrare un popup ad un utente che è già cliente in cui gli mostri delle novità o una scontistica a lui riservata.
Sito vetrina / Blog
- Quando un utente sta tot secondi su un articolo del blog o ne ha scrollato una determinata percentuale, deduciamo che stia oggettivamente leggendo il contenuto, quindi può essere una buona leva proporgli l’iscrizione alla Newsletter in cambio di contenuti simili che possano interessarlo oppure in cambio di una risorsa gratuita;
- Se l’utente sta visitando una pagina relativa ad un servizio e la form di contatto o è assente o è in fondo alla pagina, si può pensare di invitarlo a contattarti tramite un bottone che apre un popup con all’interno la form ben prima che l’utente arrivi a fine pagina.
Tutti questi esempi non vanno necessariamente inseriti in un popup, bensì possono essere sostituiti da altri elementi di CRO come ad esempio dei banner, dei badge, degli elementi sticky che seguono l’utente in tutta la sua navigazione.
I popup il più delle volte sono da considerarsi dei rafforzativi: un modo di mettere ancor più in evidenza qualcosa su cui si vuole puntare.
Un’altra risposta alla domanda “quando usare i popup?” è la seguente: quando puoi e sai monitorarli e testarli.
Devi poterne misurare l’efficacia per decidere se siano utili o meno (o quali lo siano di più sulla base di A/B test) e quindi se potenzialmente riutilizzarli (o quale considerare un popup vincente).
Come si monitorano i popup?
Tracciando il tasso di optin (i click sui bottoni e i click sulle chiusure) e le impression.
Controllando il percorso dell’utente dopo l’interazione col popup e andando dunque a verificare se si è ottenuta una conversione correlata.
Quando si fa A/B testing è importante monitorare il placement, il design, la CTA, il copy, il comportamento dell’utente, il lead magnet e il trigger.
Infine ricordati sempre che quando vuoi fare uso di diverse leve di marketing, è bene che tu trovi un modo di coordinarle tra loro.
Se stai facendo un’attività di advertising che porta traffico ad una determinata pagina usando ad esempio la leva di una promozione, è bene che anche il popup che decidi di attivare in quella pagina valorizzi la stessa leva che ha portato l’utente a fare click sull’annuncio pubblicitario. Che vi sia dunque coerenza tra popup e ads attive.
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Design e trigger consigliati
I consigli che ti daremo sono best practices generali, ma non scordare mai che il tutto va sempre adattato al tipo di business e a ciò che performa maggiormente.
È importante differenziare il popup per versione desktop e versione mobile. La maggior parte dei tool di gestione popup ha un responsive automatico del popup che molto spesso basta ed è utile. Ma altrettanto spesso può risultare importante adattare i popup al device.
Questo per svariati motivi.
Il primo puramente tecnico: un popup che nel desktop occupa un certo spazio orizzontale e rimane all’interno dello schermo, in mobile potrebbe richiedere uno spazio verticale troppo lungo e richiedere all’utente uno scroll; il secondo invece riguarda il fatto che il target mobile potrebbe essere differente da quello desktop pertanto potrebbe avere senso utilizzare alcune leve differenti come immagini, CTA, copy.
Ricordati sempre di ottimizzare e modificare i popup nel tempo: quello che andava bene 4 mesi potrebbe non essere più adatto oggi.
Utilizza sempre immagini d’impatto e di qualità. Se possibile simili alle ads (quando sono attive).
Il titolo interno al pop-up deve essere corto e leggibile, focalizzato sul valore o su una sorpresa che stai per fare all’utente.
Il sottotitolo deve essere descrittivo, semplice e non avere paura di usare i bold per evidenziare alcune parole chiave.
Il bottone della CTA deve avere colori contrastanti con il resto del popup e del sito e, soprattutto, deve avere un copy che faccia capire immediatamente all’utente cosa gli stai proponendo e con quale vantaggio. Il bottone deve funzionare da solo: l’utente potrebbe cliccarlo anche senza leggere tutto il resto del testo.
Se le condizioni studiate ne ammettono il posizionamento, utilizza elementi di urgency come un countdown per una promo o elementi di scarcity come il comunicare all’utente che la promo è valida solo per i primi X acquisti o che sono rimasti pochi pezzi in magazzino.
Quali sono i principali trigger?
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- La visualizzazione di una determinata pagina;
- Il tempo trascorso in pagina: mostrare un popup dopo tot secondi di navigazione o in caso di inattività dell’utente;
- Lo scroll di una determinata porzione di pagina (in percentuale o in pixel);
- Il device utilizzato: se mobile o desktop o tablet;
- La tipologia di utente: se utente ricorrente o nuovo utente, oppure se cliente o solo visitatore;
- Exit-intent: se l’utente sta abbandonando il sito web (funziona bene solo su desktop);
- Il click su un bottone.
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Non tutti i trigger sono disponibili con tutti i tool in commercio per l’uso dei popup. Questi però sono i principali e quelli che proprio non possono mancare.
Abusare dei popup: quali rischi?
Come avrai intuito leggendo l’articolo, i popup sono volutamente un “fastidio” arrecato all’utente.
Il fastidio può essere funzionale all’obiettivo, ma è fondamentale che l’utente non si senta bombardato da popup che gli impediscono la navigazione e consultazione delle informazioni per cui è entrato nel sito o che lo blocchino nel compiere le azioni che vorrebbe.
Proprio questo effetto fastidioso dei popup è quello che i SEO Specialist non amano particolarmente.
Ma c’è una ragione, ed è molto sensata.
Google funziona con un algoritmo che cerca di mostrare come risultati di ricerca ad un utente pagine che siano il più possibile coerenti con il suo intento e che gli permettano di ottenere l’informazione che cerca in maniera “rilassata”.
Un utente che, in seguito ad un bombardamento di popup abbandona il sito web ti sta facendo un doppio danno:
- a) nessuna conversione;
- b) declassamento agli occhi di Google perché non hai mantenuto l’utente sul tuo sito, dando quindi un rimando di mancata coerenza con la ricerca effettuata.
I popup quindi vanno benissimo quando agevolano la navigazione dell’utente sfruttando leve di marketing veramente di valore.
Non vanno invece bene quando sono troppi, con informazioni non di rilievo e quando inducono il tuo utente ad abbandonare il sito web.
Questione di equilibrio e di strategia.
Quali tool consigliamo?
I tool in commercio che gestiscono i popup e che si integrano con le maggiori piattaforme di CMS (o anche con siti web sviluppati custom) sono molteplici. Potresti perdere un intero pomeriggio a valutare quale usare.
Il tool che sceglierai dovrebbe avere numerosi trigger e condizioni di visualizzazione, dovrebbe consentirti una certa autonomia di design, deve rispettare il GDPR, dovrebbe concederti di fare degli A/B Test, dovrebbe integrarsi bene con gli e-commerce e con piattaforme di Email Marketing e dovrebbe avere una sua analitica interna oppure integrarsi con, almeno, GA4.
Tra tutti, noi ci sentiamo di consigliarti Klaviyo se hai un ecommerce, dove la segmentazione dell’utenza è fondamentale. In caso di blog o sito vetrina puoi invece affidarti o ai plugin per il tuo CMS (come Elementor Pro) oppure a piattaforme esterne come popupsmart oppure poptin.
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